Nella sentenza 5 ottobre 2016 n. 19861 della Corte di Cassazione, Sezione Tributaria (Pres. Cappabianca, Rel. Iannello), si analizzano le conseguenze del mancato contraddittorio preventivo in tema di liquidazioni ex art. 36-bis del DPR 600/73 e di controlli formali di cui all’articolo 36-ter.
La norma da tener presente, oltre a quelle citate, è l’articolo 6 dello Statuto del Contribuente che recita al comma 2: “L’amministrazione deve informare il contribuente di ogni fatto o circostanza a sua conoscenza dai quali possa derivare il mancato riconoscimento di un credito ovvero l’irrogazione di una sanzione, richiedendogli di integrare o correggere gli atti prodotti che impediscono il riconoscimento, seppure parziale, di un credito”, e al comma 5: “Prima di procedere alle iscrizioni a ruolo derivanti dalla liquidazione di tributi risultanti da dichiarazioni, qualora sussistano incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione, l’amministrazione finanziaria deve invitare il contribuente, a mezzo del servizio postale o con mezzi telematici, a fornire i chiarimenti necessari o a produrre i documenti mancanti entro un termine congruo e comunque non inferiore a trenta giorni dalla ricezione della richiesta. La disposizione si applica anche qualora, a seguito della liquidazione, emerga la spettanza di un minor rimborso di imposta rispetto a quello richiesto. La disposizione non si applica nell’ipotesi di iscrizione a ruolo di tributi per i quali il contribuente non e’ tenuto ad effettuare il versamento diretto. Sono nulli i provvedimenti emessi in violazione delle disposizioni di cui al presente comma”.
La lettura che viene fornita nella sentenza è molto formale.
La V Sezione delinea infatti “una disciplina dei procedimenti di controllo formale delle dichiarazioni (ex art. 36-ter d.P.R. n. 600 del 1973) connotata dalla generale previsione della garanzia del contraddittorio endoprocedimentaie e già di per sé a tal fine esaustiva ed autosufficiente, essendo in tal caso il contraddittorio con il contribuente (che deve fornire la documentazione di riscontro) già coessenziale all’istituto. Ben diversamente la disciplina dei procedimenti di liquidazione dei tributi dovuti in base alle dichiarazioni (ex art. 36-bis d.P.R. n. 600 del 1973) è caratterizzata dalla generale previsione di una forma molto più blanda di partecipazione del contribuente nel procedimento, inidonea a generare un vincolo procedimentale in termini di obbligatoria attivazione del contraddittorio endoprocedimentale. Per essa (e solo per essa) ben si comprende pertanto e si giustifica la funzione «(etero)integratrice» della norma di cui all’art. 6, comma 5, st. contr., ancorché esclusivamente nel caso in cui sussistano «incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione»: presupposto in presenza del quale (e solo in presenza del quale) la blanda forma di partecipazione del contribuente al procedimento, assicurata in via generale dall’art. 36-bis, d.P.R. n. 600 del 1973, deve essere sostituita dalla «speciale» regola del contraddittorio endoprocedimentale stabilita (a pena di invalidità dei conseguenti provvedimenti di iscrizione a ruolo) dall’art. 6, comma 5, legge n. 212 del 2000”.
Per la Cassazione va dunque confermato che nel caso del «controllo cartolare» ex art. 36-bis d.P.R. 29 settembre 1973, n. 600, l’obbligo del «contraddittorio endoprocedimentale», mediante l’invio dell’invito previsto dal quinto comma dell’art. 6 legge n. 212 del 2000, sorge soltanto «qualora sussistano incertezze su aspetti rilevanti della dichiarazione». Senza alcuna necessità, negli altri casi, di comunicazioni preventive (c.d. avvisi bonari).
L’interpretazione come detto è letterale e in linea con le più recenti pronunce della Corte.
Restano a nostro avviso da chiarire: 1) come si coniughi il comma 2 dell’articolo 6 dello “Statuto” che prevede un obbligo di informativa generalizzato preventivo con questa lettura 2) se sia ragionevole che un passaggio procedimentale (quello del comma quinto) inserito in un testo di garanzia dei diritti del contribuente e in un articolo rubricato “Conoscenza degli atti e semplificazione” non sia un obbligo per l’amministrazione ma una mera facoltà legata ad una condizione di incertezza che resta nella libera e discrezionale valutazione dell’ufficio.
Il tutto in un contesto in cui (speriamo al più presto) la Consulta dovrà dirci se esista invece un generale obbligo di contraddittorio preventivo endoprocedimentale per tutti gli atti tributari. Dando forse maggior sistematicità e coerenza interpretativa a una variegata e non sempre convincente pluralità di procedimenti regolati in modo diverso tra loro.