La Sentenza 26 aprile 2017, n. 10257 (v. anche sentenza gemella 10255), della V sezione della Corte di Cassazione, Presidente Cappabianca, Relatore Locatelli, ottimamente scritta e argomentata, affronta la vicenda di un contribuente che si è difeso nei gradi di merito da un accertamento sintetico, con svariate eccezioni e con diversi argomenti probatori. Malgrado ciò la sentenza della CTR ha omesso reiteratamente di vagliare talune argomentazioni del contribuente e, nel considerare la sua linea difensiva, ha succintamente motivato in ordine alla insufficienza delle argomentazioni fornite e alla fondatezza, a contrario, dell’accertamento.
A tal riguardo, secondo la Corte, la Commissione tributaria regionale ha rigettato l’appello del contribuente sulla base di una motivazione apparente che si esaurisce in proposizioni apodittiche e tautologiche, prive di reale contenuto argomentativo (quali: “l’accertamento è supportato da dati precisi e controlli eseguiti che devono ritenersi valide fonti di prova non smentite dalla argomentazioni esposte dal contribuente”; “l’accertamento si fonda su dati certi ed incontrovertibili, mentre le motivazioni addotte a sostegno dell’appello devono ritenersi prive di fondamento e di elementi probatori a sostegno”).
Si conclude, sul punto, come segue: “In tal modo la Commissione tributaria regionale si è sottratta all’obbligo di dare risposta alle specifiche e concrete censure svolte nell’atto di gravame con il quale il contribuente ha partitamente esposto, precisandone l’ammontare, le specifiche fonti reddituali ( producendo la relativa documentazione) con le quale intendeva assolvere l’onere probatorio di dimostrare la disponibilità di una provvista finanziaria sufficiente a giustificare il maggior reddito desunto dall’Ufficio sulla base delle spese per incrementi patrimoniali e del possesso di beni indice di capacità contributiva”.
Insomma la motivazione tautologica e apodittica diviene meramente apparente e configura il vizio della sentenza di insufficiente motivazione circa un fatto controverso e decisivo per il giudizio, in relazione all’art.360 comma primo, n. 5, c.p.c.